Ciclo di conferenze sull’arte italiana a cura di Padre Marius Zerafa
All’arte della metà del Cinquecento è stato dato il nome di «manierismo», dove con il termine «maniera» (“fare arte alla maniera di”) si usava intendere ciò che oggi chiamiamo «stile». In realtà l’arte di questo periodo è stata molto eterogenea e appare quasi improprio dare una stessa etichetta ad artisti molto diversi tra loro, sia per stile sia per poetica. Unica cosa sembra accomunare gli artisti di questo periodo ed è l’idea che l’arte è decorazione e spettacolo, non ricerca di verità o strumento di comunicazione di valori etici o morali.
L’immagine sembra prevalere sulla realtà delle cose, portando gli artisti a cercare più la suggestione che non la verità nella rappresentazione. Questo atteggiamento è stato, in genere, interpretato in chiave di inquietudine e di tensione anticlassica. In molti casi è, invece, semplicemente esplicazione di un virtuosismo dato dalla generale maggiore padronanza tecnica delle nuove generazioni di artisti. Rosso Fiorentino e il Pontormo, Giulio Romano, il Primaticcio, Benvenuto Cellini e Giorgio Vasari sono solo alcuni dei nomi che portarono l’arte italiana in tutte le Corti europee e di cui ci parlerà stasera Padre Marius Zerafa.